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Cancro, iniziazione ad una nuova identità

Nella fisica quantistica, l’esperienza del doppio-split (doppia fenditura) ha dimostrato che la coscienza dell’osservatore influenza l’esperimento stesso. Con il fatto stesso di osservare, l’osservatore modifica ciò che sta osservando, ne cambia la struttura informatica. Questo cambiamento di paradigma non è ancora evidente in medicina, dove due scuole di pensiero si contrappongono: la medicina classica e quella olistica. Dal Seicento ad oggi, la nostra visione del mondo e dei fenomeni ha eletto il modello meccanicistico a riferimento sul quale basare l’interpretazione degli eventi di natura fisica.
In questo modello l’osservatore è passivo e sottoposto alla legge di causa/effetto. Rapportando il modello alla medicina classica, il paziente subisce passivamente il suo “destino” e i trattamenti. La causa della malattia è unica, la cura è solo esterna, la medicina è settorializzata.
Con la rivoluzione della fisica quantistica e, più recentemente, della Teoria della Complessità, ci troviamo davanti ad un modello completamente opposto: l’osservatore influenza l’oggetto osservato, il modello lineare causale lascia il posto alla teoria del caos e alla complessità. In ambito medico, le cause della malattia sono complesse e sinergiche, il paziente partecipa attivamente al processo della guarigione, è  il creatore della sua salute. Le cure sono sia esterne che interne, l’intervento è multidisciplinare, la medicina è olistica.
Il tumore è una malattia che è sempre esistita: ne ritroviamo numerosi accenni da parte di Galeno, Ippocrate e altri medici dell’antichità. Oggi, grazie al metodo scientifico, allo sviluppo della statistica, alla diffusione attraverso i canali mediatici, se ne parla molto di più, forse anche in maniera esagerata, come se fosse la piaga del XX e XXI secolo, e non fosse mai esistito prima.  Ciò non deve sorprenderci. Il tumore è una malattia emblematica dei nostri tempi caotici. Il disordine cellulare riflette il disordine sociale, il caos delle città e delle nazioni, come vediamo negli slums e nelle favelas del mondo, e corrisponde ad una perdita del significato della vita.

Favela Rio de Janeiro

La globalizzazione, che tende a fonderci e ad omologarci, riflette bene la condizione delle cellule tumorali, che hanno perso la loro identità e individualità. Da studi demografici effettuati, risulta che il cancro è assente nelle popolazioni che vivono ancora a contatto con la natura, che si nutrono in maniera naturale e con moderazione, che praticano lavori e attività fisiche e che hanno una ampia rete sociale e famigliare.  
Come afferma uno dei più grandi ricercatori italiani in epigenetica, il prof. Pier Mario Biava : «Più viviamo nelle mode, seguendo gli standard, la normalità di tutti gli altri, più ci allontaniamo dalla nostra funzione cosmica che è quella di creare… Non creiamo più con la fantasia, col gioco, con le parole e allora diventiamo amorfi, senza individualità, come il cancro.  E quando perdiamo le caratteristiche della nostra individualità che ci rendono unici,  diventiamo solo cellule  che non evolvono più, ma che si moltiplicano all'infinito.»
Cosa possiamo fare, allora, per diventare dei creatori di salute, di gioia e di amore?
Secondo i principi della termodinamica,  nelle strutture aperte (che scambiano informazioni con l’ambiente), da uno stato di disordine (caos) possono emergere strutture più organizzate ed evolute di quelle precedenti, proprio grazie a nuove informazioni.  Nel caso del  tumore,  il caos delle cellule rappresenterebbe una tappa di disorganizzazione che prelude ad una nuova struttura, ad un nuovo ordine. Alla luce delle riflessioni fatte, Il cancro potrebbe assumere, a questo punto, una funzione sorprendente: quella di richiamare la nostra attenzione a ripristinare un nuovo equilibrio, un ordine più complesso, più evoluto e più ricco. Per aiutare la nostra natura ad andare verso questo nuovo ordine diventa necessario fare un percorso all’interno di se stessi per comprendere chi siamo veramente e cosa vogliamo dalla vita, che senso ha per noi essere qui, sulla Terra.
Bisogna immettere nuove informazioni funzionali per andare verso ciò che siamo veramente, verso la nostra Vera Natura e lasciare andare ruoli, personaggi, parti che non abbiamo scelto consciamente di interpretare. Cooperare consciamente a questo processo significa intraprendere la strada verso la Verità del nostro essere, verso  l’interezza e diventare “colui o colei cui nulla manca”.

Marie Noelle Urech

 

 

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