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L'ossessione per la perfezione

"Nulla perdura, Nulla finisce, Nulla è perfetto." (Koan Zen)

Alla domanda: “Chi sei?”, solitamente rispondiamo con le cose con cui ci identifichiamo: nome e cognome, sesso,  lavoro, ruolo, titoli di studio, status sociale, interessi e così via. Da ciò che possediamo o che facciamo nel mondo, dalla nostra storia e dalle circostanze, costruiamo il senso della nostra identità.  Ma questa identità, condizionata dall'esterno e dall'esteriorità,  è  fragile,  sottoposta alla fluttuazione delle circostanze,  e continuamente ci  richiede di essere difesa e riaffermata.  

Tutti vogliamo essere felici e sereni ma crediamo che questo stato dipenda dalle circostanze esterne.  In alcuni casi, ciò può essere vero, per esempio quando abbiamo fame o freddo. Nel mondo moderno sono bisogni facili da soddisfare:  basta accendere un interruttore o passare al supermercato.  Il problema sorge quando applichiamo questa forma mentale a tutte le altre aree della vita. Crediamo che, una volta in possesso della cosa giusta, del partner giusto, del lavoro giusto, saremo finalmente felici.  Questo atteggiamento mentale è fonte di frustrazione e genera invidia, spinge al controllo su persone e eventi; è la causa delle nostre paure e angosce, perché ci riporta costantemente ad un “vuoto”incolmabile,  radicato nel senso della “mancanza”.

La nostra società consumistica fa proprio leva sulla mancanza, indotta da una parte dalla nostra identificazione con l'esterno, dall'altra coltivata artificiosamente dalla pubblicità e dalle strategie consumistiche che ci indirizzano verso la casa perfetta, l'automobile più performante, il peso giusto, corpi statuari, il seno o il pene più grande, condannandoci  al contempo ad una eterna insoddisfazione.   Modelliamo la cultura seconda la nostra immagine e a nostra volta siamo modellati dalla cultura. Neghiamo il nostro essere interiore in favore dell'apparenza. Narciso ha abbandonato l'ambiente riservato degli studi degli psicanalisti per invadere in modo virale la società.  Per non subire il contagio, “Chi sei?” è un’ottima domanda da ripetersi più volte al giorno per ritornare a più verità: chi è che vuole questo? Chi è che dice di sì? chi è che dice di non? Chi è che dice di  amare?  La Presenza è al cuore della Formazione Ccms.