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La Terra come il Corpo parte 2

Il modello della visione analogica dell’uomo come microcosmo, rivelato da Ildegarda di Bingen    (Parte 1) si estende anche alla relazione che intratteniamo con la Natura e con il Pianeta che abitiamo. Pur avendo vissuto in un epoca non-industrializzata, con previdenza ecologica ante-litteram Ildegarda metteva già in guardia sulla responsabilità che l’uomo ha nei confronti della Natura e degli esseri viventi,  e contro il pericolo di sfruttare egoisticamente l’abbondanza della Natura, caratterizzante l’energia maschile tecnologica e competitiva, focalizzata sul profitto. Il ritorno ad una visione più femminile ed circolare,  di cui era portatrice Ildegarda nel Medioevo, si traduce oggi nel movimento di ecologia profonda chiamato ecosofia in cui l’uomo non si colloca più alla sommità della gerarchia dei viventi, ma si inserisce nella ecosfera, come parte del Tutto. All’ecosofia, il teologo ispano-indiano Raimon Panikkar  aggiunge il significato della saggezza propria della Terra in quanto essere vivente ed in quanto “madre” che sa (ed in questo è saggia) come prendersi cura delle sue creature, come la Pacha Mama degli Inca.

Un altro riferimento di molti ecologisti e di tutti coloro che sentono intimamente di fare parte di un insieme ancora più vasto, è l’ipotesi Gaia sviluppata dallo scienziato inglese James Lovelock nel 1979, e che presenta la Terra come un’entità viva, un unico superorganismo in cui l’attività dei viventi modifica gli aspetti fisici e questi a loro volta influiscono sull’evoluzione e sul mantenimento della vita sulla terra.  

Davanti alle catastrofe ambientali e climatiche, vediamo i primi segnali della presa di coscienza del nostro intimo legame con la Madre Terra: nascono gli eco-villaggi; si diffondono la permacultura come stile di vita e la non-violenza come risposta ai conflitti; la conoscenza e consapevolezza escono dai cerchi elitari per espandersi in maniera più orizzontale grazie all’editoria, ai seminari di crescita e a internet; c’è un forte ritorno alla Natura e alla necessità di tutelarla.  Le icone attuali di questa energia femminile in azione e dell’impegno per la salvaguardia della relazione tra uomo e ambiente, sono Vandana Shiva e Greta Thunberg. Vandana Shiva, espressione della concretezza dell’energia femminile, ha già realizzato numerosi progetti sostenibili sulla base di una educazione continua, mentre la giovane Greta ha avuto il merito di mobilitare e consapevolizzare i giovani sui problemi ambientali in prossimità delle elezioni europee, favorendo così l’avanzata dei partiti verdi in Europa.  Il messaggio di Ildegarda che riecheggia con maggiore intensità nel nostro secolo è chiaro. La chiave del nostro futuro non è, quindi, la supremazia di una visione sull’altra, di quella maschile su quella femminile o vice versa. Il futuro è l’unione tra gli opposti, unire la scienza, la tecnologia della visione del mondo maschile alla coscienza, alla responsabilità e all’amorevolezza della visione femminile, riportando l’uomo e la Terra ad uno stato di equilibrio e di salute.

Marie Noelle Urech

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