di Marie Noelle Urech
Come Ildegarda contemplava il mondo in cui si muoveva? In maniera analogica. Il legame analogico tra l’uomo/microcosmo e l’universo/macrocosmo, sostenuto sin dall’antichità, ha formato nel corso dei secoli la base di numerosi saperi, tra cui la teologia, l’astrologia, la politica, la medicina. Per gli antichi greci l’universo era un ente vivente analogo all’uomo che ne faceva parte e come tale si componeva di anima e corpo. Curiosamente è lo stesso modello che ci rivela oggi la fisica quantistica, la teoria delle stringhe e la teoria matematica dei frattali: un granello di sabbia contiene l’universo, l’atomo è una rappresentazione del sistema solare, il nostro corpo è composto degli stessi atomi del sole, delle stelle, delle galassie, contiene dei buchi neri e conserva i detriti del Big Bang. Non solo, nel nostro corpo sono scritti gli archivi della storia umana e conservate le memorie atomiche di regine e giullari di corte, di santi e peccatori, di maghi e scienziati, di ricchi e mendicanti, di geni e stolti, di rivoluzionari e di conservatori, di tutto ciò che è stato prima di noi. A queste antiche memorie si rivolgono oggi la psicogenealogia, le costellazioni familiari, il culto degli antenati. Ma la medievale Ildegarda ci parla anche del futuro, invitandoci a prendere cura tanto del nostro corpo quanto della nostra anima. In natura, troviamo i rimedi per potenziare l’energia vitale del corpo, nella musica, nella danza, nella contemplazione nutriamo il nostro Spirito. Questa attenzione alla nostra totalità è doverosa, oggi più che mai, per ricordarci che siamo al mondo per celebrare la bellezza, l’intelligenza, l’amore che abbiamo accumulato nei millenni della storia umana, non di certo per evocare la parte più arretrata, inconsapevole e avida del genere umano. Oggi, siamo ad un bivio epocale in cui siamo chiamati a ricordare ciò che siamo o a diventare ciò che un pugno di persone decide di farci credere. Ildegarda è vissuta in un millennio attraversato da scismi, guerre, ideologie, epidemie. E se siamo oggi qui, lo dobbiamo alla vitalità, alla fede nella Vita, al coraggio dei nostri antenati, alla vitalità dell’universo che sempre si rigenera e si espande.