Sono una parte di quella forza che desidera eternamente il male e opera eternamente il bene. (Mefistofele in Faust)
Queste parole pronunciate da Mefistofele (uno dei nomi del Diavolo) nel dramma Faust di Goethe, pubblicato nel 1808, possono sembrare un koan giapponese, un annuncio paradossale il cui scopo è destare una meditazione o un punto di riflessione. Il periodo storico che stiamo attraversando fluttua sul confine tra questi due termini: il male e il bene. La pandemia, gli atti di forza perpetrati, la guerra, il transumanismo, le varie emergenze, sono le manifestazioni delle forze del caos che si stanno impadronendo del pianeta. Diventa sempre più chiaro alla coscienza collettiva che gli accadimenti da cui siamo coinvolti sono in realtà attuati per l’esercizio di un controllo assoluto economico, energetico, alimentare, climatico, sanitario, scolastico. Mefistofele agita le acque di un destino incerto e, per regnare, impone ciò a cui la sua natura di Diavolo lo destina, ovvero la separazione, la frammentazione, la disgregazione. Ma la natura umana, per via della sua complessità, è per certi versi incontrollabile. Più le nazioni sembrano osteggiarsi, più crolla l’economia, più accade un effetto imprevedibile che, secondo le misteriose leggi dell’entelechia, tende verso una finalità comune più armonica. Il caos è il passaggio inevitabile per cercare di ristabilire alcuni equilibri naturali, che sono stati completamente falsati, e per applicare nuovi modelli di vita più rispettosi dell’uomo e della Natura. Molte persone si destano e mettono la loro creatività e ingegno a questo scopo. Il mondo non finirà, né finirà l’azione di Mefistofele, insospettabile e inconsapevole artefice del nuovo e del bene. Se il mondo dovesse finire, scomparirà con lui anche il Diavolo, perché non sarebbe più la sfida all’evoluzione.